Cha no yu

La Cerimonia Del Tè

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  1. Reichan
     
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    Il Cha no yu (茶の湯, acqua calda per il tè"), conosciuto in Occidente anche come Cerimonia del tè, è un rito sociale e spirituale praticato in Giappone, indicato anche come Chadō o Sadō, (茶道, Via del tè).

    È una delle arti tradizionali zen più note. Codificata in maniera definitiva alla fine del '500 da Sen no Rikyū (千利休, 1522-1591), maestro del tè di Oda Nobunaga (織田信長, 1534-1582) e successivamente di Toyotomi Hideyoshi (豊臣秀吉, 1536-1598) . Può essere svolta secondo stili diversi ed in forme diverse. A seconda delle stagioni cambia la collocazione del bollitore (釜 kama): in autunno e inverno posto in una buca di forma quadrata (爐, ro, fornace), ricavata in uno dei tatami ((畳) che formano il pavimento, in primavera ed estate in un braciere (furo, 風爐) appoggiato sul tatami. La forma più complessa e lunga (茶事, chaji) consiste in un pasto in stile kaiseki (懐石), nel servizio di tè denso (濃茶, koicha) e in quello di tè leggero (薄茶, usucha). In tutti i casi si usa, in varie quantità, il matcha (抹茶), tè verde polverizzato, che viene mescolato all'acqua calda con l'apposito frullino di bambù (茶筅, chasen). Quindi la bevanda che ne risulta non è un'infusione ma una sospensione, cioè la polvere di tè viene consumata insieme all'acqua. Per questo motivo e per il fatto che il matcha viene prodotto utilizzando germogli terminali della pianta, la bevanda ha un effetto notevolmente eccitante. Infatti veniva utilizzata, e ancora lo è, dai monaci Zen, per rimanere svegli durante le pratiche meditative (zazen, 坐禅). Il tè leggero usucha, a seguito dello sbattimento dell'acqua col frullino durante la preparazione, si ricopre di una sottile schiuma di una tonalità particolarmente piacevole e che si intona coi colori della tazza.

    Origini e sviluppo di una cerimonia zen

    L'origine di una cerimonia formale che accompagnasse e regolasse il consumo del tè è sicuramente cinese. Anche questo evento, come la stessa scoperta del tè, è tuttavia di difficile datazione. Si può presumere, tuttavia, che l'esigenza della formazione di un cerimoniale sia correlata alla notevole diffusione di questa bevanda nelle classi aristocratiche durante la dinastia Song (960-1279), anche se il Canone del tè (茶经, pinyin. Chájīng ), redatto da Lù Yǔ (陸羽, 733-804), è datatabile intorno al 758[1]. Sempre durante questa dinastia si può far risalire la diffusione nei monasteri del Buddhismo Chán (禅宗, chán zong) dell'uso collettivo di bere da una singola tazza del tè di fronte ad una statua di Bodhidharma (菩提達磨, 483-540). La bevanda del tè, contenendo infatti una buona dose di caffeina, era un valido sostegno alle estenuanti pratiche meditative dello zuochan proprie delle scuole del Buddhismo Chan. Una leggenda, nata in ambito Chán, attribuisce allo stesso leggendario fondatore di questa scuola, Bodhidharma, la “generazione” della pianta del tè: questi addormentatosi incautamente durante lo zuochan, risvegliatosi, si strappò le palpebre per impedire nuovamente l'assopimento gettandole via, da queste nacquero le prime piante del tè. È comunque comprensibile che in un ambito fortemente normativo della vita quotidiana, come quello dei monasteri Chán dove ogni momento della quotidianità veniva formalizzato ai fini dell'esercizio della presenza mentale, anche il consumo di tè seguisse delle precise regole di condotta [2]. In Giappone la pianta del tè nel suo utilizzo matcha fu importata dal monaco tendai Eisai (栄西, 1141-1215) che, nel 1191, riportò da un suo pellegrinaggio in Cina sia gli insegnamenti Chán Línjì (臨済, giapp. Rinzai) del ramo Huánglóng (黃龍, giapp. Ōryū) sia alcune piante di tè. Così nel 1282 si tenne nel tempio Saidai-ji di Nara il primo Ōchamori, in cui venivano evidenziati gli aspetti spirituali della Cerimonia del tè.
    Una immagine di Sen no Rikyū dipinta Hasegawa Tōhaku
    Ma la pratica mondana del Tocha, passatempo aristocratico fondato su sfarzose gare in cui i partecipanti dovevano indovinare il luogo di origine delle foglie di tè della bevanda consumata, prevalse presto in Giappone sull' Ochamori, e la decadenza spirituale della pratica del tè legata ai principi Chan/Zen seguì tutto il XIV e XV secolo. Fu il monaco zen rinzai Murata Shuko (1423-1502) a elaborare, sotto la guida del maestro zen rinzai Ikkyu Sojun (1394-1481) il cerimoniale della Via del tè (giapp. Chado). Ikkyu Sojun rivestiva in quegli anni il ruolo di abate dell'importantissimo monastero zen rinzai, il Daitoku-ji, di Kyoto. Il Chado di Murata Shuko e Ikkyu Sojun si fondava sul leggere il Dharma del Buddha anche nella bevanda del tè, eliminando ogni ostentazione di ricchezza tipica della cerimonia del Tocha e riportando la cerimonia del tè in un ambito di semplicità e sobrietà. Nel 1489, l'ottavo shogun del clan Ashikaga, Yoshimasa (1435-1490), dopo essersi ritirato dall'incarico di governo, si trasferì in una villa-tempio fatta da lui costruire nel 1473 a Nord-Est di Kyoto, denominata Jisho-in e conosciuta anche come Ginkaku-ji (Padiglione d'argento). Yoshimasa trascorse in questa villa il resto dei suoi giorni, promuovendo incontri di poesia e di arti tradizionali. Venuto a conoscenza del Cha-no-yu elaborato da Murata Shuko lo invitò a mostrargli le “nuove” regole cerimoniali. Affascinato dalla "nuova" arte tradizionale Zen, Yoshimasa divenne subito un attivo promotore della Cerimonia del tè. Per questa ragione il Ginkaku-ji è considerato, tradizionalmente, il luogo di nascita del Cha-no-yu. Fu Murata Shuko a dare per primo una impronta di semplicità a questa cerimonia a cominciare dall'oggettistica ripresa dalla stessa cultura contadina. Fu lui ad ideare il chashaku in bambù e a ridurre la stanza del tè a 4 stuoie (tatami) e mezza in modo da diminuire gli utensili. E fu sempre Murata Shuko ad esporre delle scritture (tokonoma) dei maestri zen all'interno della stanza e a privilegiare gli oggetti carichi di tempo rispetto a quelli di nuova fattura (concezione dello hiesabi). Murata Shuko stabilì anche i quattro principi del Chado: modestia, rispetto, purezza e tranquillità. Con la morte, nel 1502, di Murata Shuko la pratica del Chado ebbe un arresto di alcuni decenni determinato anche dalle feroci guerre civili. Occorre aspettare un altro monaco zen Takeno Jo-o (1502-1555) allievo dei discepoli di Murata Shuko, Sochin e Sogo, perché lo sviluppo della Via del tè riprendesse. Takeno Jo-o gettò le basi della filosofia wabi, studiando con Sochin e Sogo sia la poesia waka sia la Via dell'incenso (giapp. Kodo). Modificò il Cha no yu eliminando gli scaffali per gli utensili e disponendo questi ultimi direttamente sui tatami e utilizzando solo legno grezzo per il tokonoma. Takeno Jo-o ideò anche l'usanza di porre il ro (il focolare sopra il quale veniva poggiato il bollitore per l'acqua per il tè) direttamente nella stanza della cerimonia ereditando questa usanza dalla cultura contadina. Terzo grande maestro del tè fu un altro monaco zen, Sen no Rikyu (1522-1591), che iniziò lo studio del Cha no yu a diciassette anni con il maestro Kitamuchi Dochin, divenendo due anni dopo diretto discepolo di Takeno Jo-o a cui rimase vicino per i successivi quindici anni. Dal 1578 al 1582 Sen no Rikyu ricoprì l'incarico di funzionario dello shogun Oda Nobunaga e, dopo la morte probabilmente per seppuku di questo shogun, ricoprì lo stesso incarico per il suo successore, Toyotomi Hideyoshi. Tra il nuovo shogun e il maestro del tè nacque subito un rapporto di rispetto reciproco che consentì la diffusione di questa pratica nell'ambiente dei samurai e persino presso la Corte imperiale dove il monaco Soeki (questo era il nome religioso di Sen no Rikyu, il suo precedente nome "laico" era Yoshiro) ottenne la possibilità, nel 1585, di organizzare un incontro del tè. Nel 1587, sempre con l'aiuto di Toyotomi Hideyoshi, Sen no Rikyu organizzò una importante riunione sulla cerimonia del tè presso il Kitano Tenman-gu (un tempio shintoista nei pressi di Kyoto) invitando centinaia di persone di ogni estrazione sociale e consentendo ai meno abbienti l'utilizzo di riso tostato al posto del tè, prodotto più costoso. Il grande ricevimento del 1587 fu uno degli ultimi episodi dell'amicizia tra lo shogun Hideyoshi e il maestro del tè. Da quel momento l'amicizia si incrina e tutt'oggi non si conoscono i veri motivi del dissapore tra i due che si concluderanno, nel 1591, nel drammatico ordine dello shogun Hideyoshi a Sen no Rikyu di compiere seppuku. Tra le ragioni che all'epoca furono adombrate vi erano l'accusa, rivolta a Sen no Rikyu, di aver posto nel Daitoku-ji una propria statua all'ingresso di modo che persino lo shogun vi dovesse passare sotto. Un'altra accusa riguardava il fatto di essersi arricchito con la compra-vendita di oggetti per la Cerimonia del tè. Ambedue le accuse si mostrarono presto infondate, di certo lo stesso Hideyoshi ebbe motivo di ricredersi se, a distanza di due anni dal tragico evento, decise di riabilitare con tutti gli onori la famiglia di Sen no Rikyu. Inoltre, sempre Toyotomi Hideyoshi, nominò erede del maestro del tè da lui costretto al suicidio proprio Furuta Oribe (1544-1615), l'unico degli allievi di Sen no Rikyu a rendergli pubblicamente omaggio nel momento della sua maggiore disgrazia. Peraltro lo stesso Oribe sarà costretto al seppuku, nel 1615, da un altro shogun, Tokugawa Ieyasu (1542-1616). Erede di Oribe fu Kobokori Enshu (1579-1647) che diffuse il Cha no yu presso l'aristocrazia giapponese, fondando il lignaggio della scuola di Cha no yu Oribe Ryū. L'eredità della 'casa' di Sen no Rikyu fu assegnata invece a suo genero, Shoan (1546-1614) cui seguì il figlio Sen Sotan (1578-1658). Fu Sen Sotan a rivalutare l'ideale wabi della Cerimonia del tè e il suo stretto legame con lo Zen del tempio Daitoku-ji, fondando le basi del Cha no yu insegnato dalla famiglia Sen. Sen Sotan divise nel suo testamento i beni immobili fra tre dei suoi quattro figli essendo il primogenito Sosetsu deceduto nel 1652. Il gruppo delle case principali della famiglia Sen fu diviso tra il terzogenito Sosa (1619-1673), che ebbe la parte anteriore (Fushinan) e il quartogenito Soshitsu (1622-1677) che ebbe la parte posteriore (Konnichinian). Al secondogenito, Soshu (1593-1675), che si era allontanato dalla famiglia per un certo periodo di tempo, fu assegnata una abitazione situata su una strada vicina, Mushanokoji, denominata Kankyuan. Da ciascuno di questi figli di Sen Sotan ebbe origine una differente scuola di Cha no yu, che si affianca a quella che ha origine da Furuta Oribe: da Sosa ha origine la scuola Omotesenke, da Soshitsu ha origine la scuola Urasenke e da Soshu, la Mushanokojisenke. Tutte scuole tutt'oggi esistenti.


    Fonte Wikipedia

     
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  2. eli_star
     
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    Questa cerimonia è affascinante...grazie mille per le informazioni Reichan!!!
     
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1 replies since 13/12/2008, 14:27   78 views
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